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Visualizzazione dei post da 2013

Neanche Civati

Ho forte ammirazione per il lavoro di Pippo Civati all’interno del Pd sin dai tempi di “ Prossima fermata Italia ”, quando non se lo filava nessuno, 3 anni or sono. Un bel progetto di cammino condiviso con la base cominciato insieme a Renzi (che però ha abbandonato quasi subito perché, pensa un po’, quella base era di sinistra). E infatti la febbre della partecipazione alle primarie stava per contagiarmi, ma poi ho pensato alle primarie precedenti: un’alleanza progressista senza Udc, Monti e, figuriamoci, Berlusconi. Sappiamo com’è finita... (e invece, pensa un po’, l’Spd tedesca le primarie le sta facendo per decidere se allearsi o meno con la destra). E, soprattutto, sappiamo perché è finita così: la nomenklatura Pd preferisce le larghe intese di Napolitano a Rodotà ed il partito di Berlusconi a quello di Vendola. Civati tiene in vita la speranza di superare, col tempo, questi apparati. Ma, nel frattempo, essi vinceranno anche a questo giro (riciclati e non rottamati ne

Aumentare debito e deficit (!)

Il titolo di questo post, che di questi tempi sembra un'eresia, non è altro che una possibile scelta di una semplice ricetta economica. I mantra "ridurre il debito pubblico" e "controllare il deficit", però, sono stati ripetuti tante volte attraverso i media da essere ormai entrati nella testa di tutti, al punto tale da rendere inimmaginabile una politica che si basi sul loro incremento.  Su questo blog, si è già scritto che: 1) la ricerca economica non ha dimostrato che l'elevato debito pubblico provoca una riduzione del Pil. Sintetizzando un post precedente , uno studio molto influente di Reinhart e Rogoff datato 2010  sosteneva che quando il rapporto debito/Pil supera il 90%, i redditi si ridurrebbero in media dello 0,1%. Gli economisti del Massachusetts-Amherst hanno scoperto gli errori di calcolo di quella ricerca e dimostrato che, al contrario, i Paesi con un debito pubblico superiore al 90% del Pil crescono del 2,2% in media e che non esiste

In difesa di Fassina e del reddito minimo garantito

Lo scontro Grillo-Fassina ha fatto un gran rumore mediatico. Il primo ha presentato la sua proposta di reddito minimo e il secondo ne ha criticato la parte della copertura finanziaria. Gran parte degli italiani si è divisa tra chi difende l'amato leader dei 5 Stelle e chi, invece, ne approfitta per attaccarlo e dimostrarne l'elevato tasso di demagogia.  Chi ci perde in tutto ciò è la prospettiva di una seria legge sul reddito minimo garantito, presente in varie forme in tutti i paesi dell’Unione Europea a 15 (e in diversi nuovi stati membri). Ad ogni modo, difendo Fassina perchè boccia una proposta che si basa su risorse oggettivamente insufficienti: secondo l'esponente del Pd , si tratterebbe di almeno 30 miliardi di euro all'anno, ma tagliare le pensioni d'oro, riscuotere l'Imu sui beni della Chiesa e tagliare le spese militari come suggerisce Grillo non coprirebbero neanche 4 miliardi per pochi anni ed è, inoltre, incompatibile con le regole

OT Dialogo tra un non credente e un Papa

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Ecco il passaggio che mi ha colpito di più di quello che è diventato un dialogo tra un Papa (Jorge Mario Bergoglio, in chiaro) e un non credente (Eugenio Scalfari, in grassetto).

Di Renzi e del Pd

Il Congresso del Pd si avvicina, ma non tutti hanno chiara l'idea di partito che offre il favorito: Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, si sa, parla molto per slogan e poco di programma. Liquidandola con una battuta, Renzi è quello che all'Assemblea dice con enfasi: "vogliamo interrogarci su perché non ci votano più gli operai!?", mentre altri come Pippo Civati entrano un po' più nel nel merito: "non prendiamo i voti degli operai? Forse non e' una grande idea andare alla corte di Marchionne...", ricordando le vecchie e nuove simpatie del sindaco di Firenze per Marchionne e la sua politica discriminatoria e antisindacale in fabbrica. Rimanendo in campo Fiat, c'è un altro amato leader piddino che coltiva il proprio feeling con il manager, Enrico Letta, che pure attira le frecciatine della sinistra interna del partito: "dopo la cena americana con Marchionne (...) inviterei a cena gli operai discriminati dalla Fiat", punzecchia O

Contro il luogocomunismo anti-immigrati

L’italiano “nonrazzistamastancodegliinvasoristranieri” che popola il mondo del web e condivide su facebook sottospecie di cartelloni pubblicitari virtuali in cui rivendica i diritti degli italiani contro quelli di profughi ed immigrati vari, molto semplicemente, non sa. Non sa che l’Italia accoglie meno di 1 rifugiato ogni 1000 abitanti (Svezia più di 9, Germania più di 7, Paesi Bassi intorno a 4,5 ecc.). Alla faccia dell'invasione. Non sa che gli immigrati in Italia sono contributori netti e non beneficiari netti: tra case, assistenza, tasse ecc. danno più di quello che ricevono ( per ben lo 0,9 % del Pil ). Alla faccia delle case regalate e sottratte agli italiani: casomai è il contrario. Non sa che i cittadini extra Ue residenti in Italia aprono più imprese di quelle che chiudono, a differenza di quelli comunitari ( un saldo di + 9845 contro un -5266 ). Alla faccia del capitalismo italiano. Non sa che gli immigrati fanno aumentare il numero di abitanti e “ringio

Il piano per il profitto di Letta e la rappresentanza del lavoro

Il " piano per il lavoro " del governo Letta promette tanti nuovi posti di lavoro grazie ad incentivi temporanei alle assunzioni di giovani e grazie ad una maggiore flessibilità in entrata. Sono previsti, ad esempio, bonus limitati a 18 mesi per chi assume giovani in determinate condizioni e la riduzione degli intevalli di tempo per i rinnovi dei contratti a tempo determinato.  Come sottolinea Tito Boeri , però, gli sgravi temporanei si sono dimostrati inefficaci in passato: i posti aggiuntivi sono pochissimi e che ne beneficiano soprattutto imprese che avrebbero comunque fatto assunzioni. Neanche la maggiore flessibilità si è finora dimostrata efficace nel creare posti di lavoro. Come spiegava Emiliano Brancaccio , gli studi dell'OCSE non sono riusciti a dimostrare che maggiore flessibilità si traduce in maggiore occupazione. Come già spiegato in altri post , questo genere di politiche ha come conseguenza, invece, la caduta dei salari e rischia di accentuare una g

Le priorità di un governo/3

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Lo studio " Gini-Growing inequality impact " classifica l'Italia al secondo posto in Europa per diseguaglianze nella distribuzione dei redditi. Secondo i ricercatori, inoltre, i ricchi sono sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri e la ricchezza si sposta sempre più nei portafogli della popolazione più anziana, a scapito delle nuove generazioni. Il grafico che riassume questi risultati dello studio, riportato di seguito, è una triste fotografia del nostro Paese. La disuguaglianza crescente è un problema grave, sociale ma anche economico, ed è considerato tra i principali fattori scatenanti la crisi economica del 2008 e, dunque, ogni governo dovrebbe fare della battaglia per l'uguaglianza la sua priorità .  L'articolo che apre questo post, in particolare, riconosce l'importante ruolo dell'istruzione per una battaglia del genere, ma spiega anche che i nuovi entrati nel mondo del lavoro sono più istruiti ma meno garantiti e, di

Ringraziamenti

E stiamo ancora qui, ad ascoltare Berlusconi che agita la sua bandiera elettorale, l' abolizione dell'Imu , neanche fosse la panacea per tutti i mali. Anzi, sbilanciamoci.info suggerisce che passi indietro sull'imposta sposterebbero risorse dai più poveri ai più ricchi, dai più giovani ai più anziani e dalle periferie al centro. Senza contare che una manovra dagli effetti così regressivi, che comporterebbe miliardi in meno nel bilancio dello Stato, dovrebbe essere compensata comunque da maggiori entrate fiscali altrove. Inutile ricordare la promessa da marinaio con cui Berlusconi assicurava di restituire l'Imu di tasca propria . Cabaret. Si dovrebbe discutere di come costruire l'Europa per ottenere una strategia coordinata di uscita dalla crisi economica e, invece, qui si sta dietro alle bandiere elettorali di una persona/partito (che quasi si equivalgono). E, dunque, due ringraziamenti sentiti per quest'altro governo semi-berlusconiano: tante grazie al Pd

Il senno di poi

Bersani ammette che non rompere con Monti è stato un grosso errore in campagna elettorale. Su questo blog si auspicava la rottura tra il Pd e l'ex premier già prima che questi scendesse (o salisse) in campo, quando scrivevo : " Se (...) dichiara guerra (...) al Pd, sarà un'occasione d'oro. La coalizione di centrosinistra avrebbe l'opportunità di puntare i fucili contro la sua agenda e il suo operato, recuperare una grossa fetta dell'elettorato di Sinistra e voltare pagina in Italia e in Europa" . Allo stesso tempo, però, mi rendevo conto di chiedere troppo: "dubito che ciò avvenga, dato che il maggior partito della coalizione ha votato i provvedimenti del governo Monti fino a poco fa e dato che pullula ancora di montiani" . Una previsione tristemente azzeccata. L'occasione, ricordiamolo, si è presentata più volte, dato che Monti non ha mai risparmiato attacchi al Pd e ai suoi alleati, soprattutto sul tema lavoro , e non è mancato nean

Che si fa?

Giorgio La Malfa , sul Sole 24 Ore, analizza la situazione italiana e, in particolare, le Considerazioni finali della Banca d'Italia. Dinanzi ad un quadro economico desolante (fra il 2012 e il 2007, l'anno che precede l'inizio della grande crisi, si registra una riduzione del 7% del Pil e il raddoppio del tasso di disoccupazione) e dinanzi al fatto che la stessa Banca d'Italia certifica che il rientro accelerato dal deficit ha avuto effetti negativi, l'autore spiega che la crisi non può che essere battuta con una iniezione di domanda aggregata fatta attraverso il deficit pubblico.  Il problema, argomenta l'economista, è che la stessa Bankitalia lo esclude a causa del problema dei rinnovi annuali dello stock del debito pubblico e, di conseguenza, si chiede perchè mai il dibattito politico non si concentri sui modi in cui si possa allentare questo vincolo. Secondo La Malfa, "non si sfugge all'impressione amara che le autorità italiane siano rassegnate

Debito pubblico, ripetete una bugia e diventerà verità, Corriere dell'Irpinia

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Debito pubblico, ripetete una bugia e diventerà verità Corriere dell'Irpinia, 07/06/2013

Le larghe intese in 24 ore

In una sola giornata, quella di ieri, compaiono tre analisi su lotta all'evasione fiscale, lavoro e pensioni, tirando in ballo il precedente governo. I temi citati non sono neanche temi qualsiasi, ma i pilastri su cui si basava l'azione dell'esecutivo Monti. Sfogliando i giornali di stamattina (o leggendo sin da ieri le notizie del giorno su internet) si scopre che: - secondo la Corte dei Conti , la strategia di contrasto all'evasione fiscale messa in piedi nella scorsa legislatura fa acqua da tutte le parti; - secondo l' Ilo , la percentuale dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della riforma Fornero; - secondo la Ragioneria generale dello Stato, la riforma del 2011 avrebbe messo sotto controllo la spesa per pensioni, ma a costo di ulteriori riduzioni degli assegni futuri (e, preciserei, a costo di sacrificare l'equità, la giustizia sociale e gli "esodati"). In un solo giorno, una fotografia esauriente e poco allegra d