Neanche Civati
Ho forte ammirazione per il lavoro di Pippo Civati
all’interno del Pd sin dai tempi di “Prossima fermata Italia”, quando non se lo
filava nessuno, 3 anni or sono. Un bel progetto di cammino condiviso con la
base cominciato insieme a Renzi (che però ha abbandonato quasi subito perché,
pensa un po’, quella base era di sinistra).
E infatti la febbre della partecipazione alle primarie stava
per contagiarmi, ma poi ho pensato alle primarie precedenti: un’alleanza
progressista senza Udc, Monti e, figuriamoci, Berlusconi. Sappiamo com’è
finita... (e invece, pensa un po’, l’Spd tedesca le primarie le sta facendo per
decidere se allearsi o meno con la destra). E, soprattutto, sappiamo perché è finita così: la
nomenklatura Pd preferisce le larghe intese di Napolitano a Rodotà ed il
partito di Berlusconi a quello di Vendola.
Civati tiene in vita la speranza di superare, col tempo,
questi apparati. Ma, nel frattempo, essi vinceranno anche a questo giro
(riciclati e non rottamati nel sostegno a Renzi o a Cuperlo) e, se e quando saranno
alle corde, tireranno fuori un’altra geniale operazione tipo quella dei 101
franchi tiratori (che sono anonimi e protetti ancora oggi). Per non parlare,
poi, della cultura politica conservatrice e cattolica della nuova maggioranza
renziana. In queste condizioni, i civatiani possono fare poco o nulla e saranno
costretti a scegliere tra l’essere addomesticati (come già accaduto col casoCancellieri) o l’andar via dal Pd.
Ecco perché non me la sento di votare, neanche uno come
Civati.
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