In una società diversa, il Coronavirus


Immaginiamo che le cose fossero andate diversamente. Immaginiamo per un attimo di averle vinte alcune di quelle battaglie politiche che abbiamo perso. 

La sanità, ad esempio. Oggi non avremmo ospedali-aziende a corto di posti letto in nome degli indici di bilancio e dell'efficienza, ma avremmo una grande sanità pubblica con più medici, più ricercatori e zero precari. I diritti sulle ricerche condotte sul SARS-CoV-2 non sarebbero esclusiva segreta di monopolisti privati, ma sarebbero un bene pubblico a disposizione di tutta la comunità scientifica. 

L'economia? I lavoratori sarebbero già nei Consigli di amministrazione di tante aziende e la decisione di restare aperte o meno, soprattutto all'inizio di questa pandemia, sarebbe stata condivisa con loro. Avremmo visto più tutele sui posti di lavoro, c'è da scommetterci. A dirla tutta, le produzioni strategiche e di interesse nazionale sarebbero già per la maggior parte pubbliche, e avremmo quindi tagliato corto sulle liste Ateco dei settori esclusi dal lockdown. Avremmo anche potuto chiudere le singole divisioni non indispensabili, invece di dare generiche raccomandazioni Dpcm dopo Dpcm, tanto per fare un esempio. Avremmo riconvertito la produzione delle aziende in mano pubblica oggi non indispensabili in attività oggi indispensabili e non più differibili, invece di aspettare la spontaneità di qualche azienda isolata. Questo significa che avremmo avuto anche meno disoccupati. Avremmo avuto almeno una grande banca pubblica che rispondesse, anche e soprattutto in una fase come questa, a interessi nazionali.

Diritto al reddito, diritto alla casa, diritto all'assistenza per tutte le diversità sarebbero la norma, e non un'improvvisa emergenza per cui bisogna creare nuove forme di welfare. 

Avremmo una situazione molto drammatica, purtroppo; ma avremmo le spalle più forti perchè avremmo lasciato meno al mercato e più allo Stato anche in tempi "normali". Dovevamo fare di più. Dovevamo fare molto di più per imporre le nostre ragioni politiche. E dovremo farlo, senza permetterci di fallire, nel mondo di poi. 

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Immagine pixabay.com

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