Le priorità di un governo/3
Lo studio "Gini-Growing inequality impact" classifica l'Italia al secondo posto in Europa per diseguaglianze nella distribuzione dei redditi. Secondo i ricercatori, inoltre, i ricchi sono sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri e la ricchezza si sposta sempre più nei portafogli della popolazione più anziana, a scapito delle nuove generazioni. Il grafico che riassume questi risultati dello studio, riportato di seguito, è una triste fotografia del nostro Paese.
La disuguaglianza crescente è un problema grave, sociale ma anche economico, ed è considerato tra i principali fattori scatenanti la crisi economica del 2008 e, dunque, ogni governo dovrebbe fare della battaglia per l'uguaglianza la sua priorità.
L'articolo che apre questo post, in particolare, riconosce l'importante ruolo dell'istruzione per una battaglia del genere, ma spiega anche che i nuovi entrati nel mondo del lavoro sono più istruiti ma
meno garantiti e, di conseguenza, meno in grado di risparmiare e
accumulare ricchezza. Leggiamo tutto ciò a pochi giorni dall'inizio della discussione sulle politiche del lavoro del governo Letta e le anticipazioni non sono incoraggianti. Le linee guida dell'esecutivo di larghe intese suggeriscono ulteriori riduzioni delle garanzie dei lavoratori, soprattutto giovani: intervalli più brevi per i rinnovi dei contratti a termine e, cioè, da 90 a 20 e da 60 a 10 giorni (col rischio di mascherare rapporti di lavoro duraturi dietro continui rinnovi di contratti precari), clausola dell'acausalità estesa oltre il primo anno se c'è l'accordo sindacale, l'ampliamento dell'ambito di applicazione delle collaborazioni a progetto e ulteriore semplificazione dell'apprendistato (si leggeva dell'eliminazione dell'obbligo di trasformare una % di apprendisti in dipendenti in cambio di soli incentivi alle loro assunzioni).
Le priorità del governo Letta, evidentemente, sono altre.
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