Banche, bail-out e politica economica


La prossima banca italiana ad essere salvata dallo Stato sarà - a quanto pare - la Cassa di risparmio di Genova e Imperia, meglio nota come Carige. Un coro di voci si è già levato per criticare l'ennesimo bail-out che sarà realizzato con i soldi pubblici dei contribuenti. Ricordiamo, ad esempio, che il salvataggio delle banche venete ha pesato secondo Eurostat ben 4,7 miliardi sul deficit pubblico e ben 11,2 miliardi sul debito pubblico. D'altro canto, era ed è possibile fare diversamente? I salvataggi bancari ci sono stati in tutto il mondo dopo la crisi del 2008 ed anche per cifre decisamente maggiori. 

La verità è che, in assenza di un sistema bancario solido, il settore privato non riesce ad accedere facilmente al credito di cui ha bisogno per far partire un ciclo produttivo, in particolar modo in periodi di crisi economica come quello che stiamo attraversando. Piaccia o no, il processo produttivo delle moderne economie capitalistiche regge sulle concessioni di credito che il settore bancario decide di accordare o meno al settore privato. E' la lezione della Teoria Monetaria della Produzione o del Circuito Monetario, che trova uno dei suoi padri fondatori in Italia: il prof. Augusto Graziani

Questo però non vuol dire che le banche possano osare prestiti ed operazioni rischiose contando sempre sul fatto che lo Stato le salverà. Bisogna semplicemente riconoscere che la funzione svolta dalle banche è in fin dei conti di carattere sociale. Laddove il mercato è destinato a fallire, l'intervento pubblico è necessario in chiave prospettica oppure, per evitare ogni volta il collasso del sistema economico, sarà inevitabile continuare a socializzare le perdite e privatizzare i profitti. E' ora che lo Stato democratico si riappropri degli spazi dell'economia, riscoprendo anche il ruolo e la funzione strategica delle banche pubbliche.

twitter: @AngelantonioVis

Articolo pubblicato su Wall Street Italia


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