Acqua pubblica: intervento per il referendum
Appunti da un mio vecchio (ma attuale) intervento in favore della raccolta firme per i referendum abrogativi del cd. Decreto Ronchi. La discussione è avvenuta in occasione dell'iniziativa “Acqua e privatizzazioni” presso la sala consiliare del comune di Roccabascerana il 29 Gennaio 2010.
Premessa
Mi propongo di esporre brevemente le ragioni della nostra opposizione al cd. Decreto Ronchi sviluppando 4 punti: l'esistenza di un monopolio naturale nel settore, la questione prezzi, la qualità del servizio ed, infine, le possibili conseguenze sul mondo del lavoro.
Monopolio naturale
Esiste un'importante differenza tra il monopolista pubblico e quello privato: il primo ha lo scopo di fornire il servizio, in genere pareggiando entrate e spese, il secondo invece ha lo scopo di massimizzare i profitti perché bisogna tutelare gli interessi di proprietari e soci che hanno investito e vogliono guadagnarci.
Monopolio naturale
Nella gestione dei servizi idrici le privatizzazioni hanno già mostrato di avere effetti negativi sia sui prezzi che sulla qualità del servizio. La ragione principale è che non può esserci concorrenza in un settore come la distribuzione dell’acqua: si tratta di un monopolio naturale, dove esiste una tipologia di costi che non permette la coesistenza nel mercato di più imprese. Ogni territorio ha un monopolista e la gestione viene affidata a soggetti privati in base ad una gara (si parla infatti di concorrenza per il mercato), scegliendo quindi il monopolista più conveniente tra i potenziali, ma che resta appunto un monopolista privato.
Esiste un'importante differenza tra il monopolista pubblico e quello privato: il primo ha lo scopo di fornire il servizio, in genere pareggiando entrate e spese, il secondo invece ha lo scopo di massimizzare i profitti perché bisogna tutelare gli interessi di proprietari e soci che hanno investito e vogliono guadagnarci.
Prezzi
Le imprese riescono inoltre ad aumentare facilmente il prezzo
per l'erogazione del servizio perché l’acqua è un bene primario, a domanda inelastica: anche se le tariffe salgono eccessivamente, il consumo di acqua resta lo
stesso o diminuisce di poco.
In Italia, ad esempio, gli Ato gestiti dai privati hanno prezzi più alti. La Toscana è la regione più privatizzata del Paese ed è infatti anche quella che rileva le tariffe più alte. Ad Aprilia, dove pure il servizio è privatizzato, si rileva il caso eccezionale di un aumento del 300%. Guardando oltre i confini del nostro Paese, abbiamo l'esempio della Francia, dove hanno appena cominciato una ripubblicizzazione degli acquedotti dopo una privatizzazione di 25 anni che ha avuto l'effetto di aumentare i prezzi del 260%.
QualitÃ
La qualità spesso peggiora perché, allo scopo di incrementare i profitti, le imprese tendono a ridurre i costi, compresi quelli per gli investimenti sulla rete, per la manutenzione e per i controlli.
A Pescara, ad esempio, la Magistratura ha fatto addirittura chiudere gli impianti per
inquinamento delle falde acquifere. A Daidone (Enna) i consumatori denunciano che l’acqua che scorre dai rubinetti di
casa è sporchissima. Neanche in Francia durante i 25 anni di gestione privata si sono visti gli
investimenti che servivano a migliorare le reti e ridurre le perdite.
Al contrario, l’azienda che rileva le minori perdite sul territorio italiano è la Mm, un’azienda pubblica che registra anche prezzi fra i più bassi di tutta Europa.
Concorrenza e lavoro
Il governo non fa che aiutare le grandi imprese a discapito
delle più deboli e della stessa concorrenza che decanta tanto. La gestione sarà infatti affidata ai privati in base
ad una gara (concorrenza per il mercato) e le imprese più grandi, grazie al fatturato
maggiore di cui dispongono, riescono a coprire meglio i costi per gli investimenti ed offriranno le condizioni migliori per vincere le gare; le altre non otterranno
neanche finanziamenti sufficienti perché nessuna banca ti finanzia con costi e rischi
così alti. Le piccole imprese spariranno o saranno assorbite.
Le privatizzazioni, inoltre,
portano spesso alla perdita di posti di lavoro e al taglio dei costi del lavoro per sostenere i profitti. Non possiamo permettercelo
soprattutto in un periodo di crisi come questo che stiamo attraversando.
Conclusioni
Un esempio molto
significativo, per concludere, fa capire come sia contraddittorio affidare un bene prezioso
come l’acqua ai privati. A
Firenze il comune aveva lanciato una campagna di risparmio idrico, le
persone erano riuscite a ridurre gli sprechi e la Publiacqua s.p.a., anziché
premiare questo comportamento, ha aumentato le tariffe. Spiega in una lettera
agli utenti il perché: visti i minori consumi dovevano aumentare i prezzi per
far quadrare i conti e infatti i privati hanno proprio interesse a sprecare
acqua, perché significa maggiori entrate.
I fallimenti delle
privatizzazioni dell’acqua, insomma, si conoscono. Il governo probabilmente vuole solo fare cassa a
nostro discapito e far arricchire pochi grandi imprenditori sulla
nostra pelle.
29 Gennaio 2010
La foto è (anche) un dettaglio del mio zaino
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