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Salario minimo e redistribuzione à la leghista, WSI

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Salario minimo Lega  | In questi giorni - previa approvazione dalla commissione Lavoro - il disegno di legge del Movimento 5 Stelle sul salario minimo , che prevede un trattamento economico minimo orario non inferiore ai 9 euro lordi, dovrebbe giungere nell'aula del Senato. A giudicare dalle dichiarazioni di esponenti della Lega, però, la proposta rischia di rivelarsi un gioco a somma zero per gli stessi lavoratori che - al contrario - dovrebbero avvantaggiarsi dalla sua introduzione. Secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, infatti, l'introduzione del salario minimo rischierebbe di creare nuovi stati di crisi e dunque - a suo parere - per le piccole e medie imprese dovrebbe essere introdotto almeno a costi invariati. Cosa vuol dire? Ce lo spiegava forse un più esplicito Matteo Salvini qualche settimana fa:  «S ul salario minimo occorre prima ridurre la pressione fiscale e burocratica a chi i salari li paga ». In altre parole, secondo la Lega lo Stato...

I minibot della Lega non funzioneranno come moneta, neanche parallela, WSI

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Minibot Lega | I minibot della Lega sono debito pubblico e non funzioneranno da moneta, neanche da moneta parallela. Nella mozione approvata alla Camera e nel programma della Lega i minibot appaiono come nuovo debito pubblico (con titoli di piccolo taglio) con cui è possibile compensare debiti e crediti con lo Stato. In altri termini, sono titoli emessi dallo Stato italiano distribuiti a chi vanta crediti con le pubbliche amministrazioni e con cui è possibile pagare le tasse. Potranno funzionare efficacemente come moneta parallela all'euro? Molto probabilmente la risposta è no. La condizione affinchè questi titoli possano fungere anche da moneta parallela è che la moneta sia un'imposizione statale, che venga cioè accettata dagli agenti economici come mezzo di pagamento essenzialmente perchè utile a pagare le tasse. Si tratta di tesi discendenti  dalla teoria cartalista della moneta ma non condivise universalmente.  La storia ci dice di esperienze di circolazione d...

VIII Indagine ADI: Niente di nuovo sul fronte occidentale, WSI

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In Italia il 90,5% dei ricercatori è destinato a lasciare l’Università . Sono dati allarmanti che testimoniano l’enorme spreco di capitale umano formato nei nostri atenei. La stima proviene dall’ ADI – Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia , che ha elaborato i dati ministeriali del database Cineca nella sua VIII Indagine ADI sul Dottorato e Postdoc , presentata lo scorso 8 maggio presso la sala Caduti di Nassirya del Senato. Dati come questi spiegano perché gran parte dei ricercatori italiani emigra verso l’estero, dove gli investimenti nel mondo universitario sono decisamente maggiori. Il finanziamento pubblico alle università italiane è infatti pari allo 0,41% del Pil, contro lo 0,93% della Germania o l’1,06% della Francia ( dati eua , 2017). Inoltre, per quanto riguarda la ricerca, il sistema Italia spende solo l’1,35% del Pil in Ricerca e Sviluppo , contro il 3,02% della Germania o il 2,19% della Francia (dati OCSE, 2017). Si tratta di numeri che testimoniano u...

Economia e Politica: «Effetti della manovra modesti. Le alternative c'erano», WSI

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La rivista scientifica Economia e Politica ha realizzato uno studio sull'efficacia della manovra economica del governo in cui dimostra che l'impatto sul Pil nel 2019 sarà decisamente modesto soprattutto a causa della carenza di investimenti pubblici e della mancanza di una visione di politica industriale. Gli autori dello studio, il prof. Riccardo Realfonzo e Angelantonio Viscione , fanno ricorso a lla letteratura economica internazionale sui moltiplicatori fiscali, strumento teorico con cui si misura l'effetto di una variazione di tasse e spesa pubblica sul Pil, per valutare l'efficacia della manovra 2019 . Come si legge su economiaepolitica.it , vengono presi come riferimento i  moltiplicatori ottenuti dalla meta regression analysis condotta su centinaia di osservazioni raccolte da diversi studi da Sebastian Gechert e pubblicata tra gli Oxford Economic Papers per poi  applicarli alle misure discrezionali contenute nella Legge di Bilancio italiana. Secondo que...

Uguaglianza nemica di Produttività? Solo nella mitologia liberista, WSI

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L'economista Riccardo Puglisi , redattore de lavoce.info ed editorialista del Corriere della Sera e Linkiesta, in un tweet  attribuisce a quelli che definisce " egualitarismo sciocco" e "keynesismo sciocco" la responsabilità principale della bassa produttività italiana. Dietro il suo commento si celano fiumi di teorie economiche d'ispirazione neoclassico-liberista che ci aiutano a capire perchè - in fin dei conti - non può essere l' egualitarismo - sciocco o smart che sia -  il nemico numero uno della produttività . L'economista spiega nel tweet che senza la possibilità di divari anche ampi nella distribuzione del reddito mancherebbe persino lo stimolo ad aumentarla la produttività. E' per questo che politiche di redistribuzione del reddito fortemente egualitaristiche sarebbero - secondo questa logica - dannose per la la crescita economica.  Questa riflessione ci spiega però soprattutto quale sia l'idea di distribuzione che ha sposato l...

Banche, bail-out e politica economica

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La prossima banca italiana ad essere salvata dallo Stato sarà - a quanto pare - la Cassa di risparmio di Genova e Imperia, meglio nota come Carige . Un coro di voci si è già levato per criticare l'ennesimo bail-out che sarà realizzato con i soldi pubblici dei contribuenti. Ricordiamo, ad esempio, che il salvataggio delle banche venete ha pesato secondo Eurostat ben 4,7 miliardi sul deficit pubblico e ben 11,2 miliardi sul debito pubblico. D'altro canto, era ed è possibile fare diversamente? I salvataggi bancari ci sono stati in tutto il mondo dopo la crisi del 2008 ed anche per cifre decisamente maggiori.  La verità è che, in assenza di un sistema bancario solido, il settore privato non riesce ad accedere facilmente al credito di cui ha bisogno per far partire un ciclo produttivo, in particolar modo in periodi di crisi economica come quello che stiamo attraversando. Piaccia o no, il processo produttivo delle moderne economie capitalistiche regge sulle concessioni di credi...

Le fantasie di Edmund Phelps, WSI

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Sul Wall Street Journal , l'economista Edmund Phelps firma un lungo editoriale intitolato The Fantasy of Fiscal Stimulus in cui cerca di dimostrare che le politiche fiscali espansive non sono efficaci contro una crisi economica. Phelps accenna anche all' Italia  e sostiene che proprio la dissolutezza fiscale dello Stato ha minato la  fiducia del settore privato e contribuito ad impedire la ripresa del paese. Al contrario, g li Stati Uniti sarebbero usciti dalla crisi grazie ad un'endemica capacità innovativa del proprio sistema economico. Il confronto tra il saldo del bilancio pubblico dei due paesi racconta però tutta un'altra storia. Come mostra la figura, chi ha fatto politiche espansive in deficit per affrontare la crisi del 2008 sono proprio gli Stati Uniti mentre l'Italia, al contrario, registra quasi sempre addirittura avanzi di bilancio*.  Ns. elaborazioni su dati Ameco - Commissione europea I dati non mostrano dunque alcuna dissolut...

L'economia reale dietro la crisi finanziaria, WSI

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Esattamente 10 anni fa, il 15 settembre 2008, la banca d’investimento Lehman Brothers , fondata nel lontano 1850 a Montgomery, dichiara bancarotta e innesca la più grande crisi globale dei nostri tempi. Come noto, nel 2008 Lehman registra perdite senza precedenti attribuibili soprattutto alla famosa crisi dei mutui subprime , ossia quei mutui altamente rischiosi che vengono concessi a soggetti che non possono normalmente accedere ai tassi di interesse di mercato. Dal 2006 il tasso di insolvenza di questi mutui cresce vertiginosamente e contribuirà ad innescare la grande crisi. All'origine di questa crisi finanziaria vi è dunque l'eccessivo indebitamento dei lavoratori americani su cui, in fin dei conti, si reggeva il  modello di crescita dell'economia mondiale.  Procediamo con ordine. Nei trent'anni precedenti lo scoppio della crisi, la forbice tra produttività e remunerazione del lavoro si allarga a causa di politiche adottate globalmente come  ad esem...

Grecia e austerità: l'Odissea non è finita, WSI

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Dopo circa 8 anni, la Troika lascia ufficialmente la Grecia con un ultimo accordo: le scadenze su 96 miliardi di euro di prestiti (che ammontano al 40% del totale) vengono estesi di 10 anni, fino al 2032. Non si tratta della fine dell'austerità per il popolo greco. Come si legge sul  Financial Times , in cambio Atene dovrà perseguire una media di avanzi primari di bilancio del 2,2% del Pil fino al 2060 (e 3,5% fino al 2022).  Il Fondo Monetario Internazionale  è scettico sui nuovi target di bilancio e chiede ai governi dell'eurozona di ridurli all'1,5% del Pil. Ricordiamo infatti che il FMI ha già fatto un'importante autocritica sui risultati dell'austerità in Grecia e sui suoi costi sociali in un Report del 2017 . Nonostante questo, però, l'austerità non viene messa in discussione  del tutto . Quattro anni fa su questo blog ( clicca qui ) ci siamo chiesti se il vero obiettivo dei paesi creditori non fosse piuttosto permettere ai capitali naz...

Turchia: il vincolo della Bilancia dei pagamenti

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In un circolo vizioso di svalutazione ed inflazione, l a lira turca è in caduta libera : -16% nella sola giornata di venerdì.  Il  Financial Times  ricostruisce la storia recente dell'economia turca:  negli ultimi anni  le politiche monetarie espansive di Stati Uniti ed Europa  hanno incoraggiato gli investitori a cercare attività con tassi di interesse più elevati in paesi emergenti come la Turchia, dove l'afflusso di capitali ha favorito una forte crescita economica finanziata anche e soprattutto dal credito facile. Con la fine del Quantitative easing nei paesi avanzati, i capitali hanno smesso di affluire così facilmente nell'economia turca. Il problema più grande a questo punto è diventato quello di finanziare il debito estero.  L'indebitamento estero del settore privato supera il 50% del Pil ed il deficit delle partite correnti è ben il 6% del Pil. E' soprattutto qui che si è scatenato il panico degli investitori.  L'economista ...

Disoccupazione tecnologica e rapporti di forza

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I robot sostituiranno presto il lavoro umano lasciando dietro di sé solo disoccupazione di massa? Il timore è talmente diffuso da aver contribuito anche alla realizzazioni di studi sul tema:  l' Università di Oxford avverte che il 47% dei posti di lavoro degli Stati Uniti è a rischio a causa robot e McKinsey & Company ne stima circa un terzo in pericolo. Numeri incontrovertibili?  Mark Paul , autore del report del Roosevelt Institute "Don't fear the Robots", spiega su Project Syndicate  che non è affatto detto che sia davvero così . E' vero che alcune innovazioni distruggeranno alcuni tipi di lavori e, d'altronde, è sempre stato così: abbiamo sempre assistito alla distruzione creatrice di vecchie professioni in favore di nuove.  La differenza con il passato? Mark Paul la riassume in un dato. Negli Stati Uniti dal 1948 al 1973 la produttività è aumentata, soprattutto grazie all'innovazione, del 96,7%. Nello stesso periodo, i salari orari s...

Pianta: Governo italiano neoliberista, WSI

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Mario Pianta , economista all'Università Roma Tre, commenta il Contratto di governo 5 Stelle - Lega su Social Europe in un articolo intitolato " Politica Lib-Pop: Perché Il Nuovo Governo Italiano È Più Neoliberista Che Populista ". La flat tax, l'assenza di patrimoniali, il ridimensionamento dei controlli sulle piccole imprese e sui lavoratori autonomi, l'assenza di nuovi controlli e limitazioni alle attività degli istituti finanziari e delle banche rappresentano misure che - a parere del professore - renderanno l'Italia un paradiso neoliberista simile all'Irlanda: "Tutto ciò renderà l' Italia un paradiso neoliberista per le imprese , in competizione con l'Irlanda nella corsa verso il basso delle tasse aziendali in Europa, offrendo spazio per la sopravvivenza delle piccole imprese italiane drammaticamente colpite da un decennio di crisi. In questo modo, il trasferimento di reddito al 20% più ricco di italiani sarà enorme, con i più ricchi...

CEO: Porte girevoli tra controllori e banche

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Il  Corporate Europe Observatory  (CEO), gruppo di ricerca che indaga sulle attività di  lobbying  nell’Unione europea, ha di recente denunciato un problema di “ porte girevoli ” tra le autorità che devono vigilare sul  settore bancario e finanziario  e gli stessi istituti bancari e finanziari. In particolare, nell’ articolo pubblicato lo scorso 11 maggio sul proprio sito , l’Osservatorio  spiega che due Commissari su tre, quattro Direttori su cinque ed un Capo Unità su tre fra quelli che hanno lavorato nei Dipartimenti di regolamentazione finanziaria della Commissione europea tra il 2008 e il 2017 hanno poi lasciato la Commissione e trovato lavoro proprio nel settore finanziario che avevano il compito di vigilare. A parere degli autori della ricerca, il problema di “porte girevoli” tra gli uffici del regolatore e gli uffici del regolato è più che evidente. Il sospetto in questi casi è che il regolatore non sia del tutto imparziale se vi è concr...

Dal Sessantotto a Piketty, WSI

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A 50 anni esatti dall’esplosione dei celebri moti del  Sessantotto  il mondo ricorda gli eventi di quell’anno e si interroga sulle loro concrete conseguenze socio-politiche. Vi è chi sostiene che quella sia stata la miccia per molte delle successive conquiste della classe lavoratrice e chi, al contrario, sostiene che in quel movimento si trovi l’origine dell’esplosione dell’individualismo e del liberismo dei nostri tempi. Thomas Piketty , autore del celebre  Le capital au XXIe siècle , nel suo  blog  su  Le monde  sostiene con fermezza che il ’68 francese fu tra le principali cause della riduzione delle disuguaglianze sociali in Francia. Secondo l’economista, dal 1945 al 1967 l’economia della fase post-bellica è cresciuta ma con scarsa attenzione al tema dell’uguaglianza, tanto da veder crescere la quota profitti sul Pil sempre più della quota salari. Il  maggio ’68  Ã¨ stato un punto di rottura: le  rivendicazioni di stude...

L'economia italiana tra Jean Pisani-Ferry e la legge di Say, WSI

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L'economista  Jean Pisani-Ferry , professore all' Hertie School of Governance di Berlino, ha di recente commentato lo stallo della politica italiana in un articolo su  Project Syndicate .  L'economista mette in guardia sui pericoli di tale stallo e sulla  fragilità della situazione dei conti pubblici del paese, ma sottolinea anche che il debito pubblico pari al 132% non è ascrivibile a recenti politiche all'insegna della finanza allegra. Citando l’autore: "L'elevato debito pubblico italiano non è il risultato dei deficit pubblici eccessivi - per lo meno non di quelli recenti. Con l'eccezione del 2009, il bilancio primario (che esclude il pagamento degli interessi) è stato in avanzo negli ultimi 20 anni. Nessun altro paese dell'area euro può vantare una performance del genere". Studiando i dati della nostra economia, il professore arriva alla conclusione che negli ultimi vent'anni sia stata la bassa crescita  la causa principale del...

NYT: privatizzazioni abbattono i salari, WSI

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Le  privatizzazioni  e l'erosione del settore pubblico sono tra le cause della riduzione del potere d'acquisto della classe lavoratrice degli Stati Uniti d'America. E' quello che dicono i dati presenti in un articolo del  New York Times  pubblicato lo scorso 22 aprile.   Secondo i giornalisti del NYT, la quota di lavoratori americani impiegata nel settore pubblico è la più bassa dal 1967. La caduta è da imputare alla riduzione dei  benefit   che rendevano attraente il settore (assicurazione sanitaria, pensione ecc.) ma anche all'ondata di  privatizzazioni  dei servizi pubblici locali avviate dai diversi stati federali con bilanci in affanno. Citando gli autori: "A corto di denaro, diversi stati hanno anche privatizzato servizi come la gestione dei servizi idrici, manutenzione stradale, servizi d'emergenza o prigioni, trasferendo lavoro dal settore pubblico alle imprese private che hanno ridotto salari e benefit per increment...

In piazza l'8 Marzo: il pane ma anche le rose, WSI

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In occasione della  Giornata Internazionale delle Donne  il movimento femminista ha scioperato ed è sceso nelle piazze di 40 città italiane per rivendicare diritti, parità di salario, meno precarietà e conciliazione tra vita privata e lavoro. Come rileva l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, nell'area Ocse il  gender wage gap  Ã¨ del 14%, ossia le donne guadagnano in media il 14% in meno degli uomini e, rispetto ad essi, svolgono quasi il doppio del cd.  lavoro gratuito  come, ad esempio, quello domestico o la cura dei figli (v. Figura seguente). Iniziative come le manifestazioni di questo  8 marzo  ci ricordano il senso della celebrazione, una giornata di memoria di tutte le lotte e le conquiste delle donne e delle lavoratrici nel corso della storia. Le marce di protesta delle lavoratrici statunitensi tenute all'inizio del Secolo scorso ed il tragico incendio nella fabbrica della  Triang...