Le priorità di un governo

Secondo il rapporto Bes, in Italia le disuguaglianze continuano a crescere: nel 2011 il 20% più ricco della popolazione ha ricevuto un reddito di 5,6 volte superiore a quello del 20% più povero, un valore superiore alla media europea. La quota di ricchezza totale posseduta dal 10% che sta nella posizione migliore è aumentata dal 44,3% nel 2008 al 45,9% del 2010.
Il problema, oltre che etico, è anche economico, dato che i più ricchi spendono meno degli altri. Come ci ricorda lavoce.info, infatti, le indagini di Bankitalia rivelano che la propensione marginale al consumo si riduce nettamente all’aumentare delle risorse familiari, da un valore di circa 65% per le fasce di reddito più basse al 30% per le famiglie più ricche. 


Molti economisti, infatti, individuano tra le ragioni principali della crisi proprio la redistribuzione del reddito dai ceti più bassi a quelli più alti a cui si assiste da decenni nelle economie avanzate. Ecco, dunque, un punto da mettere nell'agenda politica: ridurre le disuguaglianze. Abbiamo sicuramente bisogno di un governo, ma di uno che sappia quali sono le priorità da affrontare e la battaglia per l'eguaglianza è una di queste. Una tassazione più progressiva, un welfare più universale, l'incremento della forza contrattuale delle classi più deboli ecc. sono le politiche urgenti in questo senso. Il dibattito politico, invece, verte sull'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, senza contare i costi che avrebbe in termini democratici, o sul dimezzamento del numero di parlamentari, senza contare i costi che avrebbe in termini di rappresentanza. Al di là della necessità di un sacrosanto ridimensionamento dei costi della politica e di una più stringente legislazione in materia, insomma, ci sono ben altre priorità se si vuole affrontare la crisi (non solo economica) che stiamo vivendo.

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