"Privati" del vaccino: ora si apra una discussione radicale su Stato ed economia

Lo scandalo dei vaccini solleva un punto politico importante. Dopo anni di retorica neoliberista, è tempo di un’ampia e radicale riflessione sul rapporto tra diritti di proprietà e bene comune, profitti privati ed interesse generale, Stato ed economia. Una riflessione per il blog del collettivo Futuro Prossimo.

Questo articolo fa anche parte dell'opuscolo diffuso da Futuro Prossimo alla tre-giorni di "Berlingueriana", organizzata da InfinitiMondi dal 2 al 4 giugno 2022 al Circolo Ilva di Bagnoli (NA). 

In un clima di già soffocante incertezza dovuto alla convivenza con la pandemia, si aggiungono ora anche i ritardi nella produzione di vaccini da parte delle Big Pharma, le grandi case farmaceutiche del mondo. Lo Stato minaccia ovviamente azioni legali ma, per quanto doverose, queste iniziative non ci daranno probabilmente le dosi di vaccino nelle tempistiche esatte che ci aspettavamo. Alla profonda preoccupazione per le conseguenze di questi ritardi sulla nostra salute, si aggiungano però anche la nostra indignazione ed una conseguente riflessione politica: tutto quello che concerne la salute pubblica - e più in generale il bene comune - non può e non deve essere appannaggio di monopoli privati.

Innanzitutto, concentrandoci proprio sulla produzione dei vaccini, vale la pena ricordare che il prodotto finale realizzato dalle grandi case farmaceutiche altro non è che la punta dell’iceberg di un processo molto più ampio dove il ruolo da protagonista lo hanno rivestito proprio i governi e la spesa pubblica. Le sequenze di DNA necessarie per analizzare il virus, ad esempio, sono state fornite dalle istituzioni pubbliche cinesi ed i vaccini di Pfizer e Moderna sono stati sviluppati grazie alla scoperta della proteina virale da parte del National Institutes of Health statunitense. Si tratta di dinamiche più che consuete in questo ed in tanti altri settori dove le istituzioni pubbliche - proprio grazie alla disponibilità di capitali che non necessitano di alta ed immediata remunerazione - fungono da vero motore di ricerca e di scoperte. Nonostante ciò, la produzione dei vaccini ed i diritti di proprietà intellettuale restano in capo alle singole Big Pharma. Questo vuol dire che, nell’Occidente capitalistico, la realizzazione delle dosi di vaccino è ovviamente assoggettata alle esigenze dell’accumulazione del capitale, prima ancora che ad esigenze geopolitiche o di salute pubblica. Una situazione che non possiamo più tollerare. Soprattutto in una fase come quella attuale, il diritto universale alla salute non può essere subordinato alle regole del profitto. E’ possibile anche agire subito, cominciando con un’azione collettiva da parte dei nostri governi che metta in discussione la concessione dei diritti di proprietà sulle ricerche e sulle produzioni relative al CoVID-19. Trattandosi di diritti in capo alle singole case farmaceutiche, infatti, queste concessioni impediscono la circolazione condivisa di tutte le informazioni legate alla lotta al Coronavirus e, di conseguenza, finiscono con il rallentare la produzione globale di vaccini e medicinali. Rendere queste informazioni bene pubblico sarebbe un primo passo per imporre una netta inversione di rotta in nome dell’interesse generale.

Lo scandalo dei vaccini solleva dunque un punto politico importante. Dopo anni di retorica neoliberista condotta con grande successo dalle destre, è tempo di un’ampia e radicale riflessione sul rapporto tra diritti di proprietà e bene comune, profitti privati ed interesse generale, Stato ed economia.

Fonte: Futuro Prossimo

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