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Visualizzazione dei post da 2012

Evviva la lista Monti, se (non) convince il Pd

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Bersani, come previsto , non sarà un premier socialdemocratico e antiliberista e seguirà ancora l’agenda Monti . Questo lo chiarisce lui stesso in dichiarazioni come quella sull'articolo 18 (nonostante tutto ) e lo chiariscono i montiani del Pd, che battono cassa dopo avergli portato voti alle primarie. Nessuna sorpresa. Questo genere di cose spinge via dalla coalizione di centrosinistra, dalla parte sinistra, persone come Alfonso Gianni , ma allo stesso tempo, dal confine destro, se ne vanno dal Pd persone come Pietro Ichino . Il motivo è che, anche se è vero che il Pd non respinge affatto (l'agenda) Monti, non vi si identifica fino in fondo. Parafrasando Nenni, troverete sempre uno più montiano (e chi lo seguirà). La notizia buona è che finalmente il Pd e il resto della coalizione stanno cominciando a prendere una forma. Qualcuno sta cominciando a capire se quello è il suo posto o no. La notizia cattiva è che questa forma sa ancora troppo di liberismo e sudditanza ai

OT (but not too much) Il primo album dell'anno è l'album della crisi economica

La classifica del Rolling Stone dei 50 migliori album del 2012 premia Wrecking Ball del Boss. Come non essere d'accordo!? Si legge sul sito della storica rivista: Bruce Springsteen 's 17th album is rock's most pointed response to the Great Recession: a song suite explicitly for the 99 percent, as largehearted, and as righteously wrathful, as any album he's made. Wrecking Ball rages at corporate oligarchy and economic injustice. "Gambling man rolls the dice, working man pays the bill/It's still fat and easy up on banker's hill," he bellows in "Shackled and Drawn." It's Springsteen's most walloping and adventurous release in decades. He and producer Ron Aniello merge the sweep, heft and rumble of the classic E Street sound with modern flourishes: mariachi horns, electronica grace notes and, in the gospel-flavored "Rocky Ground," a rapped verse nearly as stirring as Springsteen's chorus courtesy of Michell

Meno salario per tutti

L' accordo sulla produttività tra esecutivo e parti sociali (senza la firma della Cgil) sembra confermare le prime impressioni sugli strumenti che questo governo vuole adottare per affrontare la crisi economica. Mi riferisco, in particolare, allo strumento della deflazione salariale. Un post scritto a marzo, all'indomani della riforma del lavoro, metteva in dubbio le tesi addotte dai tecnici e portava ad una conclusione: il disegno che c’era dietro quelle misure poteva essere quello di aumentare la competitività dei prodotti italiani sul mercato internazionale comprimendo il costo del lavoro. Un tentativo di sollevare il Pil del Paese facendo leva sulle esportazioni in una sorta di gara a ribasso tra i salari dei diversi Stati. L'accordo firmato di recente da imprese e sindacati potenzia la contrattazione decentrata, a scapito di quella nazionale e questo vuol dire dividere i lavoratori. Trasferire al contratto di secondo livello competenze come la regolazione di ora

Sinistra, primarie e tabù

L’occasione di democrazia che ci offrono le primarie, a mio parere, non va sprecata. La coalizione Pd-SeL-Psi sembra anche la favorita alle prossime elezioni e allora, dato che si sfidano programmi politici molto diversi tra loro, tanto vale dire la propria alle urne del 25 novembre. I movimenti che s’odono a Sinistra, tra Alba e civiche varie, sono interessanti, ma ancora in fase embrionale e poi chissà che forma avranno domani. Meglio, dunque, non perdere il treno delle primarie che passa oggi. Quanto alla loro organizzazione, la scelta del confronto tv su un canale a pagamento e l’eccessiva burocratizzazione del voto sembrano proprio tentativi di chiudere le primarie ai soli iscritti e affezionati Pd per favorire Bersani. E allora, una partecipazione di massa per farsi sentire e riaprire la partita è proprio quello che ci vuole. Tre sono i più favoriti e determinanti: Bersani, Renzi e Vendola. E tanti sono i tabù che li riguardano. I militanti Pd “di sinistra” e i nos

Il FMI e il dogma dell'austerity

È passato ormai un anno da quando il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato uno studio interessante che sfata, numeri alla mano, il mito dei “conti in ordine”. Vengono esaminati la bellezza di 173 casi nell’arco degli ultimi 30 anni in 17 economie avanzate al fine di   raccogliere abbastanza informazioni sugli effetti che hanno sul Pil e sull’occupazione le politiche di risanamento dei conti. I risultati sono chiari: ridurre la spesa pubblica e/o aumentare le tasse per un ammontare pari all’1% del Pil riduce i redditi aggiustati all’inflazione di circa lo 0,6% e aumenta il tasso di disoccupazione di quasi lo 0,5% nel giro di 2 anni. I numeri sono da raddoppiare, e quindi la riduzione del Pil supera l'unità (supera quell'aggiusamento dell'1% del Pil nei conti pubblici), se le banche centrali non possono tagliare i tassi di interesse e quando diversi paesi portano avanti contemporaneamente politiche volte al consolidamento fiscale (sì, come in Europa e mezzo m

Sulle primarie del centrosinistra

Deve essere chiaro a tutti. Renzi "rottama" solo le facce dei colpevoli, ma non "rottama" le loro colpe: liberismo, precarietà, populismo ed arroganza.

Lo scopriremo solo votando

Si è detto e scritto molto a proposito del piano anti-spread della Bce. La maggior parte dei media italiani ha esultato insieme ai mercati, ma sono tante anche le critiche che ha ricevuto l’OMT. La più importante, a mio parere, riguarda lo scambio intervento-austerity, perché quello che serve per uscire dalla crisi è (soprattutto) rilanciare la domanda e non certo insistere con misure depressive. La garanzia di acquisti illimitati di titoli del debito pubblico da parte della Bce serve a calmierare i tassi d’interesse che gli Stati pagano per indebitarsi e sarebbe utile usare i soldi così risparmiati per stimolare l’economia e creare posti di lavoro, aumentando la spesa pubblica (produttiva, ovviamente). La svolta però è innegabile. È la prima volta che la Bce annuncia acquisti illimitati di titoli sovrani. Credo anch’io, come Gawronski , che questa sterzata radicale nella politica monetaria europea sia dovuta a fattori particolari: “ È mutato il quadro politico. Da un