Dai vaccini alla PA: battaglie comuni per il bene pubblico

Sul blog della FP CGIL INPS, a partire dal dibattito sulla sospensione dei diritti di proprietà su vaccini e prodotti anti-CoVID, un mio contributo sulla necessità di una generale ridefinizione dei confini tra settore privato e settore pubblico o, in altri termini, dei confini tra profitto ed interesse generale


Fino a solo un paio di settimane fa, chi domandava la sospensione dei brevetti sui vaccini contro il Coronavirus veniva considerato un folle, un profano del mondo dell’economia oppure, quando andava bene, un ingenuo utopista. Poi è accaduto che proprio il leader di una delle nazioni più liberiste del mondo, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, abbia dichiarato l’appoggio degli USA a quella stessa causa. Un vero shock per chi continua a remare contro la lotta per un vaccino bene comune. Più in generale, un colpo non indifferente agli alfieri della superiorità del mercato e del settore privato sul settore pubblico.

Al di là delle possibili ragioni geopolitiche della posizione USA, vale infatti la pena ricordare che il prodotto finale realizzato dalle grandi case farmaceutiche non è altro che la punta dell’iceberg di un processo molto più ampio dove un ruolo centrale lo hanno rivestito proprio i governi e la spesa pubblica (si pensi, ad esempio, a chi ha fornito le sequenze di DNA necessarie per analizzare il virus, alla scoperta della proteina virale utile a sviluppare alcuni vaccini oggi in circolazione, etc.). Si tratta di dinamiche consuete in questo ed in tanti altri settori dove le istituzioni pubbliche - proprio grazie alla disponibilità di capitali che non necessitano di alta ed immediata remunerazione - fungono da forza motrice di scoperta e di ricerca per il bene comune. É anche per queste ragioni, oltre che per perseguire l’obiettivo primario e superiore della salute pubblica, che la CGIL e le organizzazioni che fanno parte del “Comitato Italiano della Petizione dei cittadini europei” hanno promosso già da diversi mesi la petizione “No Profit On Pandemic”, con cui si chiede a Bruxelles la sospensione dei diritti di proprietà sulle ricerche e sulle produzioni relative al CoVID-19 e che si può firmare al link www.noprofitonpandemic.eu\it. 

Questa giusta causa va inserita anche in un quadro più ampio di generale ridefinizione dei confini tra settore privato e settore pubblico o, in altri termini, dei confini tra profitto ed interesse generale. I lavoratori della Funzione Pubblica, come noi, lo sanno infatti molto bene. Assistiamo da anni ad operazioni mediatiche e politiche di tutti i tipi che hanno l’obiettivo finale di ridurre il perimetro del settore pubblico in favore dell’iniziativa privata. Si pensi ai tagli alla spesa pubblica che interessano da anni settori come la sanità, l’istruzione o la stessa previdenza sociale. Settori continuamente colpiti da riduzione del personale, impoverimento delle retribuzioni, dismissioni etc. e che, come ha dimostrato in modo plateale proprio la pandemia del COVID-19, dovrebbero invece rappresentare veri e propri investimenti per il nostro benessere e per il futuro. Questi settori, infatti, hanno fatto da vero e proprio argine alla crisi sanitaria e all’emergenza sociale di questi mesi. Il numero di prestazioni erogate dall’INPS, tanto per fare un esempio, ne è una significativa dimostrazione. 

Investire nel settore pubblico e nei suoi lavoratori vuol dire, dunque, avere una visione ampia della società, votata alla giustizia sociale e al progresso. Come dimostra anche la parabola degli ideologi dei brevetti a tutti i costi, infatti, i folli sono dall’altra parte. A noi, invece, spettano la difesa del bene pubblico e la valorizzazione dei suoi lavoratori.

Fonte BeInps - Il blog della FP CGIL INPS


Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

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