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Visualizzazione dei post da maggio, 2014

Sulle elezioni europee

Domenica si vota per le europee e di tutto si è parlato tranne che di programmi concreti. Gli europarlamentari che voteremo, però, saranno quelli che decideranno chi sarà il prossimo Presidente della Commissione europea, quella che ha davvero potere nell’Unione e che, finora, ha imposto austerità a tutto il continente con drammatiche conseguenze come tagli alla sanità e disoccupazione .   Mi sconforta parecchio, infatti, che i candidati più favoriti, ossia il tedesco Schulz (sostenuto dai futuri europarlamentari del PD) e il lussemburghese Juncker (sostenuto da FI), promettano altre misure d’austerity in futuro se eletti Presidente: chi più morbido e chi più rigido , entrambi escluderebbero una coraggiosa politica espansiva contro lo smantellamento del welfare e la disoccupazione. Non è un caso, infatti, che i due non escludano larghe intese dopo il voto. E' per questo che il popolo greco, che ha sofferto più di tutti le conseguenze dell'austerità, sta premiando il pa...

Il Manifesto di Rethinking Economics

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Appello per il pluralismo nella ricerca e nell'insegnamento dell'economia politica che ho promosso raccogliendo adesioni all'Università del Sannio Rethinking Economics è una rete di studenti di tutto il mondo che dinanzi all'egemonia del pensiero unico neoclassico-liberista promuove  la pluralità nella ricerca e nell'insegnamento dell'economia politica. La Dichiarazione globale per il pluralismo nell'economia è promossa ora anche in Italia.  Un appello da sottoscrivere e far circolare: Manifesto di Rethinking Economics .

L’esempio USA: una politica espansiva contro la disoccupazione

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L’Italia e l’Unione europea scelgono di affrontare la crisi del 2008 con politiche di austerità, in particolare con tagli alla spesa pubblica, e di ignorare appelli contrari come la Lettera degli economisti che già nel 2010 mette in guardia sulle conseguenze in termini di elevata disoccupazione e sui rischi di tenuta dell’eurozona. Negli Stati Uniti, invece, nel 2009 viene adottata una politica espansiva da 800 miliardi di dollari come l’ American Recovery and Reinvestment Act (ARRA) . Il dibattito sulla sua efficacia si accende sin dai primi annunci. Nel gennaio 2009 duecento economisti, tra cui Michele Boldrin e Alberto Bisin, firmano un appello per esprimere il proprio parere contrario e proporre tagli sia alla spesa pubblica che alle tasse, mentre economisti favorevoli alla politica espansiva, come Paul Krugman e Joseph Stiglitz, criticano lo stimolo per i motivi opposti, considerandolo insufficiente [1] . Continua su Economia e Politica