Costo del lavoro e (sovra)costo del capitale
Secondo l'Eurostat, il famigerato costo del lavoro in Italia non è così alto come
si sente ripetere sempre più spesso ma, al contrario, è in linea con la media
europea.
Carlo Clericetti, inoltre, ricorda che in Italia il lavoro pesa in media solo del 15,3%
sul totale dei costi di produzione e, come si vede dal grafico, anche in misura minore
rispetto ai nostri concorrenti.
Ci sono, dunque, ben altri costi che incidono sulla competitività delle imprese italiane.
Un esperimento interessante sarebbe replicare quanto fatto dagli economisti del Clersé in Francia: misurare il "sovraccosto del capitale". Il costo economico del capitale è lo sforzo produttivo necessario per fabbricare gli
strumenti, e più in generale, l’insieme dei mezzi di produzione, mentre il costo finanziario del capitale è composto dagli interessi versati ai creditori e dai dividendi pagati agli azionisti. Una parte di questi interessi e dividendi copre il rischio
incorso da creditori e azionisti di perdere i propri soldi (il rischio d’impresa) e l’altra
parte può essere giustificata dal costo di
amministrazione dell’attività finanziaria (trasformazione e
dirottamento delle liquidità accantonate verso le imprese).
Sottraendo queste due componenti al costo finanziario del capitale, si ottiene una misura della rendita indebita, il sovraccosto del capitale. Gli economisti del Clersé sostengono che in Francia sia addirittura del 70%.
E' facile immaginare livelli alti anche in Italia, dato che il valore francese è cresciuto notevolmente negli ultimi 50 anni (dal 13 al 70%) a causa di fenomeni economici che non hanno certo risparmiato il nostro paese: "Sono state le politiche restrittive innescate dalla rivoluzione
monetarista che, in un primo tempo, hanno fatto impennare la rendita
finanziaria spingendo i tassi di interesse reale a livelli altissimi.
Quando poi, negli anni ’90, i tassi hanno cominciato a scendere, il
versamento accelerato dei dividendi ha preso il loro posto. Il potere
azionariale, rimesso in sella dall’aumento vertiginoso degli investitori
istituzionali (fondi risparmio, fondi pensione, compagnie di
assicurazioni…), si è poggiato sulla disciplina dei mercati, l’attivismo
azionariale e la nuova governance aziendale, per non lasciarsi scappare
la rendita".
Una rendita certamente più costosa e non produttiva come il fattore lavoro.
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