Super Mario?

La Banca centrale europea di Mario Draghi è intervenuta di recente con le misure più disparate, dai tassi negativi sui depositi delle banche fino alla liquidità condizionata, al fine di stimolare il credito e l'economia in Europa. Come fa notare Adair Turner, però, è la stessa Bce a riconoscere nel proprio Bollettino mensile che la  disponibilità di credito è anche cresciuta, ma i prestiti nel settore privato si sono comunque ridotti nel corso dell'ultimo anno e, soprattutto, più rapidamente di prima (da -0,6% a -2%) . Nel Bollettino, quindi, si riconosce che è la domanda il driver principale di un'espansione del credito. Citando Turner, dunque, "deleveraging privato e consolidamento fiscale stanno limitando la crescita dell'Eurozona molto più delle rimanenti limitazioni sull'offerta di credito". Super Mario, insomma, non può garantire la ripresa dell'economia se prima non si rovescia il paradigma dell'austerità fiscale in Europa. 
Come spiega Andrea Terzi, molti economisti sono convinti che la Bce possa stimolare la spesa ed il Pil agendo sul tasso d'interesse reale: se il tasso d'interesse nominale è già vicino allo zero e non può essere ridotto all'infinito, è possibile agire sull'inflazione. In quest'ottica, la Bce potrebbe tollerare un'inflazione superiore al proprio target del 2% e creare aspettative inflazionistiche che stimolerebbero la spesa (la previsione di prezzi più alti in futuro spinge, se ci sono le condizioni, a spendere ed investire oggi stesso). L'economista, però, mette in guardia dal fatto che l'intervento della banca centrale può rivelarsi non sufficiente. Il problema, a suo parere, non sarebbe semplicemente l'eccesso di risparmio, ma la frattura tra una maggior propensione al risparmio dei risparmiatori e una maggior volontà di ridurre il debito da parte dei debitori. Nell'eurozona, ad esempio, in fasi positive del ciclo economico, al risparmio finanziario di famiglie e società finanziarie corrispondeva il debito delle imprese non finanziarie, del settore pubblico e del settore estero. Con la crisi, invece, le famiglie tendono a risparmiare di più e le imprese a indebitarsi di meno. Il settore pubblico, quindi, potrebbe agire con tempi tutto sommato brevi indebitandosi in misura maggiore rispetto a prima, in modo da compensare il minor debito delle imprese, ma i dogmi europei dell'austerità glielo impediscono. Ancora una volta, quindi, Super Mario non può essere considerato l'uomo della provvidenza e la rottura con l'austerità diventa necessaria. 
In conclusione, al di là delle più disparate misure che la Bce può concepire per facilitare il credito, la soluzione sembra risiedere altrove e, in particolare, in una politica economica radicalmente opposta a quella attuale: una politica fiscale espansiva affiancata da una politica monetaria accomodante. Non affidiamoci, dunque, alle sole armi del Banchiere Centrale ma, piuttosto, chiediamo alla politica di fare il proprio dovere in materia fiscale.

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