Grecia e austerità: l'Odissea non è finita, WSI

Dopo circa 8 anni, la Troika lascia ufficialmente la Grecia con un ultimo accordo: le scadenze su 96 miliardi di euro di prestiti (che ammontano al 40% del totale) vengono estesi di 10 anni, fino al 2032.

Non si tratta della fine dell'austerità per il popolo greco. Come si legge sul Financial Times, in cambio Atene dovrà perseguire una media di avanzi primari di bilancio del 2,2% del Pil fino al 2060 (e 3,5% fino al 2022). 

Il Fondo Monetario Internazionale è scettico sui nuovi target di bilancio e chiede ai governi dell'eurozona di ridurli all'1,5% del Pil. Ricordiamo infatti che il FMI ha già fatto un'importante autocritica sui risultati dell'austerità in Grecia e sui suoi costi sociali in un Report del 2017. Nonostante questo, però, l'austerità non viene messa in discussione del tutto.

Quattro anni fa su questo blog (clicca qui) ci siamo chiesti se il vero obiettivo dei paesi creditori non fosse piuttosto permettere ai capitali nazionali di fare shopping di asset pubblici dismessi a buon mercato dallo Stato greco, costretti ormai a realizzare continui surplus di bilancio. Facevamo infatti l'esempio dei 14 aeroporti acquistati da una società tedesca. A distanza di qualche anno, gli asset acquistati dalle società tedesche sono anche aumentati (v. Sole 24 Ore) e l'austerità è ancora nel destino del popolo greco.

twitter: @AngelantonioVis
Articolo pubblicato su Wall Street Italia



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