Contro Trump l'anti-protezionismo non funzionerà


I nuovi dazi imposti dal presidente degli USA Donald Trump hanno trovato la decisa opposizione dei leader europei presenti in questi giorni a Davos. L'accusa principale che è stata mossa al tycoon è quella di minacciare il libero scambio e la globalizzazione. La strategia dei nemici di Trump rischia però di essere controproducente.
L'analisi del voto delle ultime elezioni USA ha chiaramente rivelato che le aree che ha conquistato Trump sono quelle colpite da anni di deindustrializzazione e crescita delle diseguaglianze, ossia quelle dove si concentrano i cd. perdenti della globalizzazione, sempre più poveri, inascoltati e disillusi. Sentimenti molto simili sono ormai presenti in molti dei paesi sviluppati anche in Europa.
A guardare la realtà, in effetti, anni di liberalizzazione dei movimenti delle merci e dei capitali non hanno portato maggiore uguaglianza nel mondo e questo ce lo dice, ad esempio, il rapporto Oxfam.
La quota della ricchezza prodotta destinata ai lavoratori tende a ridursi rispetto a quella destinata ai profitti essenzialmente perchè la crescente libertà di movimento dei capitali costituisce un incentivo a ridurre i salari, pur di trattenere o attrarre capitali, in una sorta di concorrenza al ribasso tra nazioni.


I paesi in via di sviluppo, d'altro canto, non sempre beneficiano del libero scambio di merci, dato che tendono a specializzarsi in prodotti a basso valore aggiunto. La teoria centro-periferia di Raùl Prebisch spiega queste dinamiche: mentre il paese in via di sviluppo si specializza in attività con scarsa elasticità della domanda al reddito, come ad es. i beni agricoli, il paese sviluppato si specializza in attività a rendimenti crescenti, come la manifattura. Il secondo sarà sempre avvantaggiato nello scambio con il primo.
In conclusione, libero scambio non sempre vuol dire maggiori benefici per tutti. I lavoratori americani, e non solo quelli americani, se ne sono accorti sulla loro pelle. Opporre a Trump la bandiera del libero scambio e della globalizzazione è controproducente. Ben venga, al contrario, una cooperazione tra nazioni volta a migliorare le condizioni sociali dei paesi che scambiano beni e servizi ma questo, chiaramente, vuol dire Stop al dumping salariale e alla indiscriminata libertà di movimento dei capitali.

su twitter: @AngelantonioVis

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