Ripetete una bugia e diventerà una verità

La famosa frase di Joseph Goebbels, "ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità", trova parecchi riscontri nella politica nostrana. In molti, ad esempio, sono convinti che il Movimento 5 Stelle sia il primo partito tra gli italiani, ma la realtà è ben diversa: il M5S ha meno voti del Pd sia al Senato che alla Camera se si contano i voti degli italiani all'estero sul sito del Ministero dell’Interno. Beppe Grillo, però, continua a ripeterlo e in molti ci credono.
Lo stesso vale per questioni molto più importanti che riguardano la vita di milioni di persone.
Un luogo comune, ad esempio, è costituito dalla convinzione che l'Italia abbia un welfare troppo generoso. E' ormai quasi impossibile trovare qualcuno, tra colleghi, amici o familiari, che non imputi l'origine dei mali e del debito pubblico della penisola alla troppa spesa sociale. Ma i dati dicono altro.
Un recente studio del Cergas, il centro ricerche della Bocconi sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale, confronta il welfare italiano con i sistemi di Gran Bretagna, Francia e Germania e scopre che  il nostro Paese è l'unico che non destina al welfare la maggior parte della propria spesa pubblica: solo il 45% contro il 50,6 della Gran Bretagna, il 58,5 della Francia e il 63,3 della Germania. Come fa notare il Sole 24 Ore, la spesa che l'Italia dedica al sistema sociale è inferiore anche in rapporto alla ricchezza totale e, a parte il caso limite delle politiche di sostegno all'abitazione (da noi praticamente assenti con 6 euro all'anno a cittadino e contro i 262 euro della Francia), in tutti i confronti gli interventi italiani appaiono più leggeri. Lo studio non nega problemi di qualità dei servizi, su cui è necessario intervenire, ma non con ulteriori tagli non giustificati ad un welfare già povero.
E allora la colpa è dei dipendenti pubblici? Sono troppi e/o costano troppo? Si tratta di un altro mito: una ricerca di Eurispes e Uil-Pa di qualche mese fa dimostra che numero e spesa in rapporto al Pil sono in linea con il resto dell'Unione europea e, anzi, siamo gli unici ad aver tagliato posti di lavoro negli ultimi dieci anni.
Più in generale, la spesa pubblica non è la causa principe dell'elevato debito pubblico italiano. Lo spiegava Domenico Moro su pubblicogiornale.it: "l’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994. Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media della Ue e dell’eurozona". In particolare, nel 1984 l’Italia spende (al netto degli interessi sul debito) il 42,1% del Pil e nel 1994 il 42,9%, mentre nello stesso periodo la media Ue (esclusa l’Italia) passa dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona dal 46,7% al 47,7%.
I tagli alla spesa pubblica, e soprattutto al welfare, si basano su false affermazioni, ma ripetute tante volte da diventare verità. Così come sono diventati verità gli indimostrati effetti benefici della flessibilità del lavoro (non si riesce a dimostrare che aumenti l'occupazione) o la necessità di ridurre il deficit del bilancio dello Stato per dar fiducia ai mercati (il deficit pubblico non è nè l'unica nè la più importante determinante).
I dati non mentono e questo vale sia per Grillo che per chi adotta politiche economiche basate sul ridimensionamento del nostro stato sociale. Di bugiardi, ce ne sono parecchi.

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